Dimore

opere di Giuseppe Uncini
intervento critico di Bruno Ceci

Inaugurazione: sabato 24 febbraio ore 17,30
Dal 24 febbraio al 23 marzo 2024
Orario: dal mercoledì al sabato 17,00 – 19,30

La presente mostra rientra nel più ampio progetto espositivo Aspetti dei linguaggi espressivi dell’arte contemporanea, realizzato con un programma che intende presentare una serie di mostre allestite a cura dell’AMIA alla Galleria d’Arte Puccini in Via Matteotti n.31/A, nel centro storico di Ancona, a partire da ottobre 2023 fino all’estate 2024, come articolata riflessione storico – critica delle differenti modalità espressive di artisti italiani, anche marchigiani, storici protagonisti dell’arte italiana del secondo Novecento, rispetto ai vari e frazionati ambiti espressivi, anche innovativi dell’arte contemporanea.
Dopo la monografica inaugurale dedicata a Gino De Dominicis (nel venticinquennale della morte), e le mostre sulla Collezione di opere d’arte contemporanea di Armando Ginesi, e sull’opera del fabrianese Sirio Bellucci, in questa occasione viene presenta una testimonianza su un altro artista marchigiano protagonista dell’arte contemporanea del secondo Novecento: Giuseppe Uncini.
In questa mostra sono esposte quattro opere esemplari della poetica di Uncini relative al periodo della serie delle Dimore, presentata con una Sala personale nel Padiglione Italia alla XLI Biennale di Venezia del 1984. Sono qui proposte tre grandi opere, come due acquarelli su carta, rispettivamente del 1985 e 1986, ed una imponente scultura a parete in cemento, pigmenti e laminato legno, del 1986, corredate da una preziosissima sculturina in marmo del 1983, per una sintesi quasi minimalista, ma efficace ed esemplare di un aspetto dell’opera del maestro marchigiano.
La mostra intende proporre un ambito della ricerca del percorso artistico di Giuseppe Uncini, che rivela l’espressione privilegiata di un esercizio grafico (praticato fin dagli esordi di litografo), poi affidato all’esito progettuale delle sue composizioni scultoree, quando lascia entrare nel suo orizzonte plastico metalli, ferro e cemento e realizza opere come i Cementarmati o i Ferrocementi dove il cemento, levigato fino a perdere ogni riferimento materico, lascia spazio a lamiere di metallo e a tondini di ferro, che si fanno linea di continuità fra esterno e parti interne.
In questo quadro s’intende focalizzare lo sguardo su alcuni temi ed autori come Uncini che partendo da una storicizzata pratica dell’arte, dal territorio delle Marche si sono proiettati in ambito nazionale ed internazionale con un’attività di ricerca di alta riconoscibilità artistica, che hanno lasciato un intervento tangibile intorno alle arti visive nel contemporaneo.
Nei suoi lavori è evidente la ricerca geometrico – spaziale che pone in primo piano il principio costruttivo e architettonico dove “la materia non è più – scrive Giovanni Maria Accame – come nell’Informale, metafora di una condizione esistenziale, ma diventando ricettiva alle stimolazioni esterne e confrontandosi con la realtà storica, si presenta come materiale”. (Archivio Uncini)
La mostra è organizzata con la partecipazione della Regione Marche ed in collaborazione con l’Archivio Giuseppe Uncini di Roma.

Giuseppe Uncini
Fabriano, 1929 – Trevi, 2008

Dopo gli esordi nella sua città natale, nel 1953, su esortazione del conterraneo Edgardo Mannucci, si trasferisce a Roma, ospite del suo studio, dove entra in contatto con alcune figure dell’arte italiana e internazionale residenti nella Capitale (Capogrossi, Afro, Mirko, Gentilini, Cagli e poi Franchina e Colla che, Insieme a Emilio Villa, frequentavano assiduamente gli studi di Burri e di Mannucci).
Svincolatosi dalle suggestioni dell’arte Informale Uncini intraprende una ricerca che lo porta ad una intensa attività al centro della quale pone l’utilizzo di materiali poveri e non convenzionali come cartoni, sabbia, carbone, cenere, terre e malte.
Partecipa a sei Quadriennali di Roma a partire dalla mostra del 1955. Nel 1956-57 inizia il ciclo di opere chiamato Terre, tavole realizzate con tufi, sabbia, cenere e pigmenti colorati. Nel 1958 realizza il Primocementoarmato, una tavoletta di cemento grezzo rinforzato da rete e ferri, proseguendo nell’anno successivo nella sperimentazione con questo materiale. Nel 1962 costituisce con Gastone Biggi, Nicola Carrino, Nato Frascà, Achille Pace e Pasquale Santoro il Gruppo Uno, che si contrappone alla ricerca dell’Informale con l’idea di un’arte legata alla teoria della percezione, suggerendo una valorizzazione del ruolo sociale nell’arte.
La svolta decisiva nel suo percorso artistico avviene negli anni Sessanta quando lascia entrare nel suo orizzonte plastico metalli, ferro e cemento e realizza opere come i Cementarmati o i Ferrocementi dove il cemento, levigato fino a perdere ogni riferimento materico, lascia spazio a lamiere di metallo e a tondini di ferro, che si fanno linea di continuità fra esterno e parti interne.
Inizia la serie dei Ferrocementi e quella delle Strutturaespazio.
Nasce poi tra il 1969 e il 1972 la serie dei Mattoni e tra il 1972 e il 1978 la serie delle Ombre, la cui massiccia presenza architettonica dialoga e si confronta con la propria ombra anch’essa costruita e resa volume.
Gli incontri con la Galleria Christian Stein a Torino (personali del 1968, 1971 e 1975) e con lo Studio Marconi a Milano (personali del 1973, 1976, 1980 e 1995), segnano una tappa importante nella carriera dell’Artista.
Gli anni Ottanta sono segnati dalle Dimore, superfici che danno l’idea di un paesaggio architettonico: edifici, porte, finestre, soglie e la loro ombra portata.
Negli anni Novanta inizia il nuovo ciclo degli Spazi di ferro.
Dal 2004 prosegue il suo lavoro con le Architetture. Nel 2007 si allestiscono in contemporanea tre diverse personali alla Fondazione Marconi e Galleria Christian Stein di Milano e alla Galleria Fumagalli di Bergamo.
Nel 2008, in occasione della Fiera di Bologna, viene presentato al pubblico il Catalogo Ragionato dell’Opera di Giuseppe Uncini, a cura di Bruno Corà. Lo stesso anno inizia il nuovo ciclo Artifici e gli viene commissionata un’importante opera per il Parco delle Sculture del MART di Rovereto e nel contempo inizia a lavorare al progetto per la mostra antologica itinerante da tenersi tra il 2008 e il 2009 allo ZKM di Karlsruhe, al MART di Rovereto e al Landesmuseum Joanneum di Graz. Nella notte del 31 marzo, a 79 anni, Uncini si spegne improvvisamente nella sua casa-studio di Trevi.
L’ultima opera realizzata da Giuseppe Uncini Epistylium (2007 – 2009), una scultura in calcestruzzo armato alta oltre sei metri, è quella progettata per lo spazio espositivo all’aperto del Mart di Rovereto.
Nella città umbra di Foligno, terra alla quale Uncini fu legato per gran parte della sua esistenza, nel 2011 il CIAC – Centro Italiano Arte Contemporanea, dedica una mostra ai primi Cementarmati e all’ultima produzione dell’artista. Nel 2019 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna gli ha tributato la retrospettiva Giuseppe Uncini. Realtà in equilibrio. Numerose le mostre personali e collettive: Bologna, Palazzo Re Enzo; Firenze, Il Quadrante; Venezia, Il Cavallino; tre presenze alla Biennale di Venezia; Torino, Christian Stein; Milano, Palazzo Reale; Roma, Galleria nazionale d’arte moderna, e molte altre. Nel 1962 è fra i vincitori del Premio Spoleto: agli artisti prescelti fu dedicato un saggio corredato dalla riproduzione in grande formato (bianco e nero e quadricromie) delle opere esposte.
Sue opere sono esposte in permanenza presso la Galleria Marchese di Prato.
I riconoscimenti conferiti all’artista includono il premio Antonio Feltrinelli per la scultura, dell’Accademia nazionale dei Lincei di Roma (1988), e il prestigioso premio Presidente della Repubblica (1995). Uncini è stato membro dell’Accademia nazionale di San Luca dal 1991 e, dal 2003, ne ha rivestito l’incarico di Presidente.

 

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