Intorno a Gino De Dominicis

testi in catalogo di Andrea Bruciati, Federica Lazzarini, Stefano Tonti

Dal 7 ottobre al 4 novembre 2023 Orario: dal mercoledì al sabato 17,00 – 19,30 Inaugurazione: sabato 7 ottobre ore 17,30

 

La presente mostra rientra nel più ampio progetto espositivo, Aspetti dei linguaggi espressivi dell’arte contemporanea, relativo ad una serie di mostre che saranno allestite presso la Galleria d’Arte Puccini in Via Matteotti n.31/A, nel centro storico di Ancona, a partire da ottobre fino all’estate 2024.

La prima di questa serie di mostre di grandi artisti non solo marchigiani è dedicata a Gino De Dominicis nel venticinquennale della morte.

Seppure non sono le cadenze degli anniversari a dover stimolare lo studio o la considerazione su artisti o tematiche dell’arte, diventa interessante l’occasione di offrire un momento di riflessione intorno al celeberrimo artista anconetano. L’idea è stata quella d’imbastire una mostra che affronti una riflessione nel contesto di un percorso interpretativo, che rende conto degli elementi sensibili e dell’idea della forma che si sposa con il contenuto, per renderla intellegibile, secondo una particolare scelta tematica di ordine perlustrativo anche comparata con autori antecedenti o coevi a De Dominicis.

Questa iniziativa nella città natale, dopo la morte dell’artista, si pone in coda ad un primo intervento espositivo curato da Fabiola Brugiamolini sugli esordi di Gino De Dominicis, Sulle tracce di un’assenza, esordi anconitani e altro di Gino De Dominicis, allestito all’Atelier dell’Arco Amoroso, nel 1999; al Convegno organizzato dal Comune di Ancona nel 2004, Ancona per Gino de Dominicis, e la successiva esposizione alla Mole Vanvitelliana, nel 2005, della Calamita Cosmica (la monumentale scultura dell’artista oggi conservata a Foligno nell’ex Chiesa della SS. Annunziata), con contestuale atto performativo dell’artista Francesco Colonnelli, fino ad una serata, A Gino De Dominicis, in occasione dell’apertura della Galleria Gino Monti in Piazza Del Plebiscito, il 13 Dicembre del 2014, con esposta un’opera di grandi dimensioni (un ritratto di Gino), di Vettor Pisani, corredata da un testo di Angelo Capasso. La speranza è di provare ad essere ideale proiezione verso l’auspicato e programmato omaggio a Gino De Dominicis, in qualità di ultimo testimone d’avanguardia, secondo l’idea di curatela avanzata da Vittorio Sgarbi, previsto per il prossimo anno ad Ancona.

In ogni caso, in questa mostra, vengono ribaditi e riconsiderati aspetti della linea dissacrante dell’artista anconetano, attraverso la mirata selezione di opere che muovono dalla sua poetica per ristabilirne i rapporti di senso, anche nella giustapposizione e nell’approfondimento con alcuni altri autori che hanno caratterizzato aspetti dell’arte italiana del Novecento (come Giorgio De Chirico, Alberto Savinio, Scipione, Claudio Cintoli, Leonor Fini, Paolo Gioli), auspicando di fare di questa mostra (sullo stile dell’artista), l’impulso per una stimolante “provocazione” critica dal punto di vista sia della forma come del contenuto. Con una peculiarità: quella di esporre progressivamente le opere di questi altri autori a rotazione nel corso della durata della mostra, accanto alla permanenza continua delle opere di De Dominicis. Infatti a metà ottobre le opere degli artisti a corredo esposte all’inaugurazione saranno integrate da altre opere degli stessi.

Dell’artista anconetano viene presentato un essenziale corpo di opere in cui si trovano le testimonianze del superamento delle retoriche eroicizzanti dell’Arte Povera, che tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta cedono a motivazioni più elusive, “narcisistiche” e archetipiche di cui Gino De Dominicis è protagonista indiscusso.

Tra le righe, la mostra propone anche uno stimolo che induca ad esplorare gli aspetti espressivi dell’arte contemporanea nel contesto dei forti movimenti intellettuali e di conversione dei linguaggi artistici nel corso dei quali De Dominicis si è fatto protagonista, che, dopo gli anni Ottanta, si affrancano, a volte si contrappongono, altre ancora recuperano alcuni dei valori della tradizione della pittura figurativa e del disegno italiano del Novecento.

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