Legno – Metafore di memoria e vita
Mario Capponi

a cura di Loretta Fabrizi

Dal 26 marzo al 23 aprile 2022
Orario: dal mercoledì al sabato 17.00 – 19.30
Inaugurazione: Sabato 26 marzo ore 17.30

Falegname, ebanista, restauratore di mobili antichi, pittore, scultore e designer, Mario Capponi è stato un artigiano d’alta scuola che ha utilizzato il materiale di elezione – il legno – sia in senso proprio che secondo un “riuso in soggettiva” consegnandosi alle avventure dell’arte. Il suo percorso artistico si snoda lungo lo sfumato confine in cui si incontrano artigianato e arte, da cui ha travasato dati ed esperienze in modo sempre nuovo e creativo, affermandosi con tutta la maestria di una pratica tramandata unita alla forza dell’immaginazione e dell’invenzione. La padronanza delle materie e delle tecniche, la straordinaria abilità manuale, la non comune capacità di lavoro, la finezza di gusto e lo slancio creativo fanno di questo artista “ritrovato” una testimonianza eloquente dell’ethos che ci accomuna e una delle espressioni più alte del talento nelle Marche.

 

Mario Capponi nasce a Montecosaro (Macerata) il 1 dicembre 1937. Nel 1972 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Macerata, nella sezione di Pittura sotto la guida di Remo Brindisi, negli anni segnati dal magistero di Valeriano Trubbiani e Magdalo Mussio.

Nascono in questo periodo le sculture “a incastro”, con l’utilizzo di tecniche di giunzione dell’industria primitiva del legno – l’incastro a coda di rondine o a farfalla – in cui la poetica primitivista viene interpretata in chiave post cubista e costruttivista. Dello stesso periodo una raffinatissima serie di pitture geometriche dallo spazio rarefatto e dalle forme essenziali su cui si addensano via via inserti materici e mimetici, fregi numerici, intrecci segnici.

Negli anni ‘80 la statica cubista trapassa nella dinamica futurista con le sculture “a raggiera” o a ventaglio. Forme plastiche libere, aeree, mobili, aperte allo spazio e alla luce, da cui nascono progetti di sculture per spazi aperti e progetti di design d’interni e di arredo urbano.

Negli anni ’90 torna a frequentare la pittura, a cui si dedica quasi esclusivamente. Attraverso la lezione esemplare di Alberto Burri, l’artista riepiloga la tradizione del collage, dell’Informale materico e dell’Espressionismo astratto, l’appropriazione pop degli oggetti e delle immagini della comunicazione e del consumo. Con slancio inventivo e con soluzioni di volta in volta inedite, come nella tarda serie dei “telai”, Mario Capponi ha attinto al mondo del legno investendolo di profondi significati sul tempo, la memoria e la vita nel suo divenire. Muore il 3 luglio 2005.

1977 insieme a Francesco Colonnelli e Massimo Ventura partecipa alla I Settimana Internazionale della Performance, con l’azione/scrittura Uno spettro si aggira per l’Europa, Galleria d’Arte Moderna, Bologna. Azione già inaugurata nello stesso anno alla Galleria del Falconiera, Falconara.

1980 partecipa a Lo spazio possibile, artisti giovani nelle marche, a cura di Marilena Pasquali, Ancona/Civitanova Alta.

1981 mostra personale allo Spoleto Festival, Spoleto.

1983 partecipa alla mostra organizzata per il Congresso ICSID Design ‘83, Cascina Grande di Rozzano, Milano.

1985 le sue sculture vengono utilizzate per l’allestimento scenografico della manifestazione Dal monologo drammatico all’attore concertante, con Anna Proclemer e Giorgio Albertazzi, Montalcino.

1989 partecipa al Premio Marche.

2021 mostra antologica Mario Capponi artista artigiano 1937-2005, Politeama, Tolentino.

Contributi critici: Giulio Angelucci, Paola Ballesi, Remo Brindisi, Anna Cattaneo, Loretta Fabrizi, Giuliana Pascucci, Marilena Pasquali, Giuseppe Trivellini.

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