Materia di luce

Oscar Piattella

A cura di Gualtiero De Santi e Alberto Mazzacchera

Inaugurazione: venerdì 22 marzo ore 17,30
dal 22 marzo al 12 maggio 2024
Orari: martedì e giovedì 9,30 – 13,00 / 15,00 – 18,00
mercoledì e venerdì 9,30-13,00
sabato 9,30 – 13,00 / 18,00 – 19,30

Mai avulso dalla contemporanea ricerca italiana ed europea alla quale Oscar Piattella ha sempre guardato con estrema attenzione, l’artista viene presentato in questa mostra a poco più di un anno dalla sua recente scomparsa. L’occasione espositiva pone l’accento intorno ad un ambito temporale della sua produzione quale ulteriore esito della propria rappresentazione “visionaria” di un linguaggio pittorico esclusivo, autonomo e personale.
La mostra rientra nel più ampio progetto espositivo del CART che (a cura dell’Associazione Marchigiana Iniziative Artistiche), prevede un percorso di mostre dedicato ad alcuni degli Aspetti dei linguaggi espressivi dell’arte contemporanea, in programma fino a luglio 2024. Dopo la Collezione d’arte contemporanea di Armando Ginesi e la personale di Cesare Iezzi (sull’evoluzione delle tecniche artistiche nella pratica della digital art), in questa mostra, viene presentato un significativo spaccato di opere con le quali Piattella inaugura il primo decennio del nuovo millennio, tali da costituire una ulteriore esauriente lettura del corpo della sua produzione, sempre incentrata sulla considerazione sperimentativa dei materiali, che l’artista non ha mai smesso di praticare.
“Il punto di partenza (scrive Gualtiero De Santi in catalogo), è una materialità già incorporea, che viene dalla profondità di sostrati e corpi e masse cromatiche che si levano come lembi di luce subito riassorbiti in un’ulteriore profondità e che da quegli avvii riescono ad imporre alla vista altre epidermidi, altre superfici […] Probabilmente c’è anche una certa dose di platonismo nelle operazioni del nostro pittore. Ma nei suoi sassi, nei suoi materiali – la terra, la rena – si rompe in maniera definitiva il cerchio che imita l’eternità, quella singolarità e essenzialità impenetrabili che si intendono date una volta per tutte”.
In questo contesto espositivo Alberto Mazzacchera individua molto lucidamente l’interpretazione luministica della materia nell’arte e nell’opera dell’artista: “Piattella è, certamente, il pittore che è stato in grado di imbrigliare la luce per fare vibrare la materia, alchemicamente dosata e manipolata, con la quale ha costruito larga parte dei suoi dipinti. La presente mostra, dedicata agli anni 2001 – 2007, è una suggestiva rappresentazione della luce intesa quale materia e quale dimensione spirituale […] La traccia impressa dagli artisti nei territori in cui vivono da sempre è di grande portata e spesso perdura nel tempo. Ciò è ancor più vero quando ci si trova di fronte ad artisti che, come Piattella, hanno avuto l’intuizione, poi trasformatasi negli anni in piena consapevolezza, del proprio ruolo quale maestro, capace di innovare tecniche e linguaggi entro il solco di una ricerca di vera avanguardia, e al contempo quale uomo di pensiero e di moderno intellettuale”.
La mostra Oscar Piattella, materia di luce vedrà una porzione significativa essere esposta anche alla Galleria d’Arte Puccini di Ancona, in Via Matteotti 31/A, con inaugurazione sabato 6 aprile e fino al 4 maggio 2024, con apertura dal mercoledì al sabato dalle 17,00 alle 19,30.
La mostra, a cura dell’AMIA, è organizzata con la partecipazione della Regione Marche, i Patrocini del Comune di Ancona e di Falconara M., ed in collaborazione con l’Archivio Oscar Piattella di Cantiano (Pesaro e Urbino).

Oscar Piattella

Pesaro, 1932 – Urbino, 2023

La passione per la pittura, emersa precocemente, non ha mai smesso, rinnovandosi costantemente, di accompagnare Oscar Piattella nel suo percorso sapienziale.

L’artista pesarese Alessandro Gallucci, intuendo il suo talento, lo accoglie nel suo atelier. La sua pittura, al tempo caratterizzata da una varia esperienza figurativa, si lascia attrarre dalla natura e si focalizza sul paesaggio. Nella città adriatica Piattella, accanto agli amici Giuliano Vangi e Loreno Sguanci, avrebbe stretto solidi rapporti con Bruno Baratti, Renato Bertini, Bruno Bruni e con Nanni Valentini. I legami erano tali che, in differenti periodi, Piattella ha condiviso l’atelier con Vangi e con Valentini.

Nel 1957, la suggestione dei muri grondanti della tragedia della guerra che vede a Parigi lo conduce a nuove considerazioni sullo spazio pittorico, e la superficie dei suoi lavori si arricchisce di nuove cromie e di proliferazioni segniche. I muri saranno un tema dominante nel suo itinerario artistico.

I suoi interessi sono calamitati dalle esperienze dell’Informale europeo e delle nuove ricerche nel campo dell’arte astratta di artisti francesi, catalani ed italiani. Piattella perviene al sapiente uso di materiali lontani dalla tradizione pittorica ed elabora un proprio linguaggio astratto.

Le tele frutto delle nuove ricerche sono esposte, nel 1958, alla Galleria dell’Ariete di Milano, a cura di Franco Russoli. Nell’internazionale Milano, Piattella in particolare frequenta Arnaldo e Giò Pomodoro, Paolo Schiavocampo, Giuseppe Spagnulo, Albert Diatò, Claudio Olivieri e Walter Valentini.

Viene invitato a rassegne internazionali ed espone, in Italia e all’estero, in importanti gallerie ed in spazi istituzionali con vaste mostre antologiche. La sua intensa attività di ricerca porta negli anni la sua pittura a ricevere ampi consensi. Numerosi e importanti sono i critici d’arte che si sono interessati al suo lavoro.

Le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche e tra le grandi commissioni si segnala la monumentale vetrata absidale nella chiesa di Nostra Signora della Salute a Torino (1990).

Dalla metà degli anni Settanta si interessa alla grafica d’arte e alla produzione di libri d’artista.

Piattella ha costantemente cercato e privilegiato il rapporto con poeti, ed intellettuali che, peraltro, gli hanno dedicato saggi e poemi. Queste relazioni, portatrici di idee e di proficui confronti dialettici, gli hanno consentito, dal suo “eremitico” studio di Cantiano, di dipanare una ricerca ininterrotta che si è sviluppata dinanzi a vasti orizzonti culturali.

(Alberto Mazzacchera)

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