Il favoloso beffardo

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Sirio Bellucci

A cura di Francesco Maria Orsolini

Inaugurazione: sabato 20 gennaio ore 17,30
Dal 20 gennaio al 17 febbraio 2024
Orario: dal mercoledì al sabato 17,00 – 19,30

La presente mostra rientra nel più ampio progetto espositivo, Aspetti dei linguaggi espressivi dell’arte contemporanea, relativo ad una serie di mostre allestite a cura dell’AMIA presso la Galleria d’Arte Puccini in Via Matteotti n.31/A, nel centro storico di Ancona, a partire da ottobre 2023 fino all’estate 2024.

Dopo la monografica inaugurale dedicata a Gino De Dominicis nel venticinquennale della morte, e la mostra sulla Collezione delle opere d’arte contemporanea di Armando Ginesi, la rassegna presenta ora una riflessione storico – critica su un’artista marchigiano protagonista dell’arte contemporanea del secondo Novecento come il fabrianese Sirio Bellucci, nel centenario della nascita ed ad appena dieci anni dalla morte.

Grazie ai prestiti del Trust Sirio Bellucci di Fabriano, che ha in affidamento le opere degli eredi, e di alcuni collezionisti anconetani, la mostra presenta una selezionatissima raccolta di opere.

Il primo ambito del percorso espositivo è quello concettuale, con le cui opere Sirio Bellucci si fece conoscere sulla scena artistica nazionale, anche grazie alla pubblicazione sulla copertina della rivista “Flash Art” di Window open e ad una recensione sul “Corriere della Sera” di Achille Bonito Oliva, che lo aveva già invitato nel 1973 alla grande mostra internazionale Contemporanea, allestita al neoinaugurato parcheggio di Villa Borghese a Roma, progettato dall’architetto Luigi Moretti.

Seguono poi le opere degli anni ‘80-’90, realizzate da Sirio Bellucci a Belvedere, nella sua casa-studio- laboratorio, che ha rappresentato una sorta di ritorno alle origini e un buen retiro esistenziale e creativo, dove elabora una nuova poetica della figurazione. Ciò che la caratterizza è l’immersione in un immaginario in cui l’occhio del veggente esplora storie inattuali rimaste “senza mondo”, estratte dalla profondità del deposito memoriale autobiografico, in cui miti e tradizioni della civiltà contadina costituiscono l’accesso alla Natura. Questa poetica richiede la prevalenza del nero come sfondo, graffiando la pellicola del quale Bellucci lascia apparire i segni luminosi e colorati di figure e narrazioni.

Mentre, con un procedimento di segno opposto, che applica a partire dalla serie degli Ovali, egli riprende la tradizione leonardesca, poi fatta propria dai surrealisti, della macchia e delle cose confuse in pittura, distende il nero con tamponature su un fondo chiaro, creando una stesura indefinita del chiaroscuro, che invita l’osservatore ad entrare nella specola e osservatorio del veggente, percependo il continuo alternarsi di apparenza e realtà delle immagini. Ma non solo delle immagini, perché attraverso la pittura, l’arte guida alla visione e alla comprensione del mondo reale, con un chiaro ricongiungimento alla precedente ricerca del periodo concettuale.

La mostra è stata organizzata con la partecipazione della Regione Marche ed in collaborazione con l’Associazione In Arte e il Trust Sirio Bellucci di Fabriano.

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